A cura della redazione
L’indagine congiunturale presentata, lo scorso 29 settembre, dal centro studi di Cosmetica Italia delinea un panorama diverso dalla rivelazione pre-covid e offre un’analisi delle principale ripercussioni che l’emergenza sanitaria ha avuto sul settore cosmetico.
l 2020 era iniziato con una sostanziale tenuta degli indicatori economici, situazione completamente ridefinita dal lockdown e dalla rimodulazione delle dinamiche di mercato. A fine anno si stima che il fatturato globale del settore cosmetico registrerà una contrazione dell’11,6% per un valore di 10,5 miliardi di euro; a condizionare questo risultato è il mercato interno (-9,3%), ma soprattutto l’export che segna un calo del -15%. Il confronto tra la bilancia commerciale del primo semestre 2020 e quella dell’analogo periodo 2019 registra una variazione negativa di 311 milioni di euro, performance ben migliore di altri settori contigui non food. < Nel leggere questi dati caratterizzati da un segno negativo dobbiamo innanzitutto comprendere le difficoltà che le nostre aziende hanno affrontato: dal lockdown alla chiusura di molti esercizi distributivi, dalle tensioni sui mercati esteri e nel reperire le materie prime al cambiamento delle abitudini di acquisto> commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia. <Queste stime, ben più contenute rispetto a quanto ci saremmo aspettati solo pochi mesi fa, testimoniano la decisiva capacità di reazione del nostro settore che, in un contesto di crisi, dà prova di solidità, capacità imprenditoriale e resilienza. Un atteggiamento dimostrato anche dagli investimenti in ricerca e innovazione che continuano a rappresentare il 6% del fatturato, il doppio della media nazionale>. Uno sguardo all’andamento dei canali rivela in maniera ancora più evidente alcune importanti novità nelle abitudini di consumo. È infatti l’e-commerce il solo canale che registra un andamento positivo con una crescita stimata del +35% a fine 2020. Il mass market, seppur con una lieve contrazione del -1,7%, continua a coprire oltre il 40% del mercato cosmetico seguito – novità di questa rilevazione – dalla farmacia che si stima chiuderà l’anno in calo di 2 punti percentuali.
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Viene così sorpassata la profumeria che vede ulteriormente indebolita la propria tenuta a seguito della crisi sanitaria (-24% rispetto al 2019), analogamente ai canali professionali che scontano le chiusure forzate di circa tre mesi: le previsioni di chiusura anno per l’acconciatura professionale indicano un -29%, mentre per l’estetica si stima un -28,3%. Il calo delle frequentazioni pesa anche sul canale erboristeria (-25%) e sulle vendite dirette porta a porta e per corrispondenza (-30%).
Infine, la contrazione della domanda estera influenza sicuramente le stime sull’andamento del contoterzismo, orientato ai mercati internazionali, per cui si prevede un -14% a fine anno. <L’Indagine congiunturale delinea i contorni di una “nuova normalità” che anticipa trend e modalità di consumo: si tratta di cambiamenti che, se non avessimo dovuto confrontarci con l’emergenza sanitaria, avremmo considerato nel medio periodo> evidenzia Gian Andrea Positano, responsabile Centro Studi di Cosmetica Italia. <L’analisi costante del sentiment degli operatori ci consente di rilevare un atteggiamento attento verso l’evoluzione del panorama sanitario, economico, politico e sociale, ma al contempo orientato al cauto ottimismo: due intervistati su tre (60,3%) dichiarano infatti che già nel 2021 si vedrà il ritorno a una situazione di equilibrio>.
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Modalità di consumo: l’andamento dei canali
Acconciatura. Nel canale professionale acconciatura, dopo l’euforia della riapertura del 18 maggio (a seguito di quasi tre mesi di chiusura forzata), si contano le difficoltà per molti saloni, legate alla perdita economica, alla scarsa liquidità e al calo degli investimenti, con situazioni disomogenee sul territorio. Preoccupano alcuni scenari: si stanno registrando alcune chiusure definitive dei saloni si stima il 10% degli esercizi – con evidenti rischi di nuove e più dilatate forme di abusivismo.
Per le aziende specializzate, nonostante enormi sforzi per sostenere i saloni, si prevedono grosse perdite legate alla scarsa liquidità e alla ripresa rallentata delle frequentazioni. Migliorano i livelli della rivendita. Sul fronte delle opportunità si auspica il ritorno del consumatore finale nel salone dopo un primo impatto condizionato anche da alcune paure. Possibilità di una migliore profilazione e fidelizzazione della clientela. La rilevazione congiunturale evidenzia per il canale una contrazione nel primo semestre del 47% rispetto allo stesso semestre del 2019, con la previsione nel secondo trimestre di un calo più limitato, prossimo all’11%, con un valore dei cosmetici usati che a fine anno si ferma a 420 milioni di euro.
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Centri estetici. Nel canale dell’estetica, più che nei saloni di acconciatura, fino a inizio anno era in corso una ripresa dei consumi di cosmetici professionali, legata a nuove strategie di ingaggio con i consumatori sempre più sensibili alla qualificazione del servizio, di chi lo pratica e dell’ambiente in cui viene erogato. Da fine febbraio 2020 anche i centri estetici hanno sofferto per la chiusura forzata, con evidenti incertezze dopo la riapertura del 18 maggio. I rischi legati all’abusivismo e alla chiusura definitiva di molti esercizi condizionano le attività delle imprese specializzate nel canale. Sicuramente l’impegno degli operatori dovrà considerare un ripensamento della cultura del servizio e diventare sempre più attraente con il più alto livello di professionalità. La contrazione del 47% registrata nel primo semestre 2020, e quella prevista di poco meno di 10 punti percentuali nella seconda parte dell’anno, portano a fine anno il valore della domanda a poco più di 170 milioni di euro.
Erboristeria. I dati relativi al primo semestre 2020 (-40%) e le previsioni di fine anno, con una contrazione nel secondo semestre del 14%, per un valore di chiusura di circa 335 milioni di euro, confermano i forti condizionamenti che il canale ha subito nel periodo di lockdown con evidenti impatti anche sui successivi tentativi di recupero della clientela. Il calo degli accessi, anche a ripresa avvenuta, condiziona meno i distributori monomarca, mentre più difficile è stata la ripresa delle erboristerie classiche, con situazioni disomogenee a livello di territorio. Si conferma la difficoltà nelle visite dei rappresentanti: in quest’ottica si svilupperanno ripensamenti delle politiche distributive, nei rapporti tra imprese e retail.
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